de Stefano Carbone
Un mundo encerrado
es lo que nos queda
de esta Navidad,
cosecha infecta
de miedo y olvido.
Seguimos ciegos
Buscando lo mismo,
un bucle incapaz
de romper sus cadenas:
un vago anuncio
de grandes almacenes,
incapaz de esconder
el laberinto
de nuestro andar.
Comprar:
un medio finito
para llenar vacíos.
Una fórmula
incapaz de sanar.
Ni frío ni brisa
me dejan el mismo alivio,
ni luces ni regalos
me dejan conformar.
Ni la voz
que truena dentro
para de recordar
que no me vale
intercambiar objetos.
Al revés:
el solo escucharte
me llena.
Y quizás
no sea un ‘solo’
tan pequeño como
la TV considera.
Natale senza catene
di Stefano Carbone
Un mondo imprigionato
è ciò che rimane
di questo Natale,
vendemmia infetta
di paura e oblio.
Proseguiamo ciechi,
sempre alla ricerca
delle stesse cose,
in un loop
che non può spezzare
le sue stesse catene.
Come una vuota pubblicità
di grandi magazzini,
incapace di nascondere
il mistero
del nostro andare.
Comprare:
un mezzo finito
per colmare vuoti.
Una formula
incapace di guarire.
Né freddo né brezza
mi lasciano lo stesso sollievo,
e né luci né regali
mi conformano
a questo sitema.
Neppur la voce
che tuona
dentro l’anima,
cessa di ricordarmi
che lo scambio
di futili oggetti
non mi aiuta.
Al contrario:
solo ascoltarti
mi ricolma.
E chissà
che questo «solo»
non sia così insignificante
come lo descrivono
nei programmi alla TV.

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